Lumateperone per schizofrenia e depressione con un meccanismo complesso

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 05 novembre 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Il lumateperone è un nuovo farmaco approvato per il trattamento psichiatrico degli adulti affetti da schizofrenia o da disturbo bipolare in fase depressiva, negli Stati Uniti prescritto come monoterapia oppure associato a farmaci come i sali di litio – ordinariamente impiegati nella fase eccitatoria del disturbo bipolare – e il valproato sodico, considerato uno “stabilizzante dell’umore”[1]. Indicazioni tanto diverse e distanti, se si ragiona secondo la ratio della farmacoterapia psichiatrica classica che impiegava per le psicosi una dozzina di classi di neurolettici (psicolettici) diversi (fenotiazinici, tioxantenici, butirrofenonici, ecc.) con un effetto deprimente esercitato sul SNC principalmente attraverso un’azione anti-dopaminergica, e per i disturbi depressivi gli inibitori SSRI della ricaptazione della serotonina.

Il meccanismo d’azione del lumateperone realizza effetti secondo una concezione terapeutica che si discosta molto da quella tradizionale. Infatti, modula simultaneamente neurotrasmettitori eccitatori tanto diversi quanto glutammato, serotonina e dopamina, sempre implicati anche se con ruoli e alterazioni diverse nei più gravi disturbi psichiatrici.

Gli studi clinici fin qui condotti hanno dimostrato che il lumateperone attenua i sintomi positivi della schizofrenia, riducendo anche alcune manifestazioni negative e segni depressivi associati alla psicosi, oltre ad avere effetto socializzante. Nei pazienti affetti da disturbo bipolare I e II, il lumateperone ha mostrato una certa efficacia sulla fase depressiva.

Titulaer e colleghi coordinati da Konradsson-Geuken, per studiare i meccanismi all’origine della risposta clinica al lumateperone, hanno indagato gli effetti del farmaco sulla segnalazione glutammatergica e dopaminergica nella corteccia prefrontale mediale (mPFC) del ratto, ottenendo risultati molto significativi.

 (Titulaer J. et al., Lumateperone-mediated effects on prefrontal glutamatergic receptor-mediated neurotransmission: A dopamine D1 receptor dependent mechanism. European College of Neuropsychopharmacology 62, 22-35, 2022 – Epub ahead of print doi: 10.1016/j.euroneuro.2022.06.009, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: Uppsala University, Uppsala (Svezia); Section of Neuropsychopharmacology, Karolinska Institute, Stockholm (Svezia); Addiction Biology Unit, Department of Psychiatry and Neurochemistry, University of Gothenburg, Gothenburg (Svezia); Intra-cellular Therapies, Inc., New York, NY (USA).

Titualer e colleghi hanno studiato nella corteccia prefrontale mediale (mPFC) del ratto gli effetti del lumateperone sui sistemi neuronici eccitatori rilascianti glutammato e dopamina, e a questo fine hanno impiegato il test CAR (conditioned avoidance response) per determinare gli effetti simil-antipsicotici, lo studio elettrofisiologico in vitro degli effetti della molecola sulle correnti indotte dai recettori del glutammato AMPA e NMDA, sempre nei neuroni mPFC, e tecniche di microdialisi e amperometria per misurare il rilascio di dopamina e glutammato, in questa stessa regione corticale dei roditori.

I risultati, in estrema sintesi, dimostrano che il lumateperone: 1) sopprime in modo significativo la CAR nel ratto, indicando un effetto simil-antipsicotico; 2) facilita le correnti mediate dai recettori del glutammato AMPA e NMDA nella mPFC in una modalità dopamina D1-dipendente; 3) aumenta significativamente il rilascio di dopamina e glutammato nella mPFC di ratto.

Nella misura in cui questi effetti si possono estendere al cervello umano, la proprietà del lumateperone di attivare queste vie può contribuire alla sua dimostrata efficacia nell’indurre miglioramenti sintomatologici senza rilevanti effetti indesiderati nei disturbi psicotici e nella depressione bipolare.

 

L’autore della nota ringrazia la professoressa Ludovica R. Poggi per il contributo e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-05 novembre 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] La nostra scuola neuroscientifica ha sollevato dubbi e riserve sul litio (carbonato di litio, ecc.) – anche se lo si prescrive da oltre mezzo secolo – in quanto per uno ione così piccolo e con le sue caratteristiche non si dispone di strumenti efficaci per valutare effettivamente la diffusione e l’influenza sulla fisiologia molecolare, cellulare e sistemica. La tossicità dell’acido valproico (valproato sodico), dimostrata da numerosissimi studi quando era impiegato in neurologia come antiepilettico, ne aveva determinato la restrizione prescrittiva; e tale tossicità non è stata confutata o realmente ridimensionata da altri studi prima che fosse autorizzato all’uso come psicofarmaco nel disturbo bipolare con funzione di “stabilizzatore” dell’umore.